Caio Fabbricio, Venezia, Marciana, autografo

 ATTO TERZO SECONDO
 
 Piazza di Taranto, dinanzi al palazzo pubblico, tutta ornata di arazzi e d’altri ricchi addobbi, con festoni di fiori e d’altri vaghi ornamenti. Logge all’intorno piene di popolo., Precedendo allegra e bizzarra sinfonia, si avanza da lontano sopra gran carro una macchina che rappresenta la reggia dell’Allegrezza, tirata e accompagnata da maschere capricciosamente vestite, sopra la quale avvenente e gioconda giovane siede, a cui stanno d’intorno i Piaceri, le Grazie e altri seguaci di essa, che ne accompagnano il canto ed il ballo. con apparato e prospetto che rappresenta la reggia dell’Allegrezza col suo corteggiata da’ suoi seguaci bizzarramente mascherati, i quali dipoi [illeggibile] intrecciano il ballo.
 
 ALLEGREZZA
 
    A noi lieta e ridente
 torna la bella età.
 
 CORO
 
    A noi lieta e ridente
510torna la bella età.
 
    Godiamo, amica gente,
 che troppo ratto ancora
 da noi s’involerà.
 
 CORO
 
    A noi lieta e ridente
  torna la bella età.
 
    Godiamo, amica gente;
515che troppo ratto ancora
 da noi s’involerà. (Il canto è accompagnato dal ballo)
 
 ALLEGREZZA
 Torna la bella età. Tornan del prisco
 benefico Saturno
 gli aurei felici tempi, in cui non era
520né servaggio né impero
 di giudice severo.
 Tutto era pace, libertà, diletto.
 Rancor non si sapea, guerra o sospetto. (Siegue di nuovo il ballo con accompagnamento di canto)
 
 MEZZO IL CORO
 
    Che età gradita!
525Che dolce vita,
 il poter vivere
 sol per goder!
 
 TUTTO
 
    Che età gradita!
 Che dolce vita,
530il poter vivere
 sol per goder!
 
 L’ALTRO MEZZO
 
    E de le infeste
 cure moleste
 alcun non prendersi
535tedio e pensier!
 
 TUTTO
 
    E de le infeste
 cure moleste
 alcun non prendersi
 tedio e pensier!
 
 MEZZO
 
540   Né alor rancore
 turbava amore;
 né beltà instabile
 facea temer.
 
 L’ALTRO MEZZO
 
    Ma tra i diletti
545di caldi affetti
 sospiri udivansi
 sol di piacer.
 
 TUTTO IL CORO
 
    Un solo de’ bei giorni
 almeno a noi ritorni;
550e fuor d’amare ambasce
 sappiamone gioir.
 
    Sorga o tramonti il sole,
 fra mense e fra carole
 oggi ne trovi e lasce;
555né ci contristi o morda
 l’incomodo avvenir. (Finito il ballo ed il canto, tutti si partono e rimane libera la scena, da un [illeggibile] laterale escono Turio e Bircenna)
 
 SCENA PRIMA
 
 TURIO e BIRCENNA
 
 TURIO
 Venne a noi da la Grecia
 tal rito, in cui si onora
 il canuto Saturno.
 BIRCENNA
560Costumanze festive!
 TURIO
                                        E pur con legge
 ingiustissima, Pirro
 le condanna e le annulla. Ah! Sostenerle
 d’onor sia impegno e di pietà, che in esse
 v’è la causa de’ numi,
565più di Roma possenti e più di Pirro.
 BIRCENNA
 Turio, l’ire sospendi,
 sinché a pien si decida
 di Bircenna il destin. So ch’ella alfine
 trono e talamo avrà. Regina e sposa
570prenderà le tue parti. Il re qui in breve
 verrà. Tu mel dicesti.
 TURIO
                                          E che far pensi?
 BIRCENNA
 Rammentargli Bircenna e la sua fede.
 TURIO
 Con l’amante di Sestia inutil sforzo.
 BIRCENNA
 Ciò ch’io possa, non sai. Lasciami.
 TURIO
                                                                E poi?
 BIRCENNA
575A prender norma e legge
 vengano alor dai miei gli affetti tuoi.
 TURIO
 
    Sì, mia diletta,
 verrò qual brami,
 vorrai vendetta?
580Per vendicarti.
 Vorrai affetti?
 Per adorarti.
 
    Se il cor, se l’opra
 gradisci ed ami,
585che bel servirti!
 Che dolce amarti!
 
 SCENA II
 
 BIRCENNA e poi PIRRO, FABBRICIO e CINEA
 
 BIRCENNA
 Io Bircenna, io di Glaucia
 la figlia, io la giurata
 sposa di Pirro avrò disciolti i legni
590da l’illiriche sponde
 per soffrir qui i miei torti e poi derisa?...
 No, Pirro, o la tua fede
 voglio o ’l tuo sangue. Non mi cal di rischio,
 purché fugga vergogna. Eccolo. Al regio
595manto il ravviso, al portamento altero
 e più al volto guerriero. (Si ritira in disparte)
 FABBRICIO
 E le falangi e gli elefanti e tutto
 vidi il tuo campo.
 PIRRO
                                   E visto avrai né forse
 senza qualche tua pena,
600se dopo il suo trionfo
 sia più debole Pirro.
 FABBRICIO
 Qual fer senso a Fabbricio i tuoi tesori,
 tal l’armi tue. Compiansi
 di tante genti il fato
605che hai qui tratte a perir. (Bircenna si avanza)
 PIRRO
 BIRCENNA
                                                  Gran re...
 PIRRO
                                                                      Cinea, (La guarda e subito poi si volge a Cinea)
 costei ravvisi?
 CINEA
                             Ella è straniera. Ai panni
 sembra illirica e forse...
 PIRRO
 Si arretri e attenda. (A Cinea)
 BIRCENNA
                                        Il cenno intesi. (A Pirro) (A pena
 mi degnò d’uno sguardo). (Si ritira)
 PIRRO
610Come e quando finir tra Pirro e Roma (A Fabbricio)
 possa la dubbia guerra,
 lo san gli dii.
 FABBRICIO
                           Gli onesti patti adempi
 ed io gli ulivi appresterò di pace.
 BIRCENNA
 (Pirro si obblia. Soffre Bircenna e tace).
 PIRRO
615Risparmiar tante stragi
 sta in tuo poter.
 FABBRICIO
                                Roma il poter mi diede
 di espor, non di cambiar l’alte sue leggi.
 PIRRO
 Anco a lei piacerà che taccian l’armi,
 che Pirro le sia amico e ch’io far degni
620d’una sua cittadina
 una sposa regina.
 FABBRICIO
 Disio t’inganna. Un’immutabil legge
 vieta al popol quirin nozze straniere.
 A chi Roma ha per patria,
625fuor di lei tutto è vil.
 PIRRO
                                        Ma s’io... (Bircenna [illeggibile] di nuovo si avanza)
 BIRCENNA
                                                           Già attese (A Pirro)
 oltre il dover chi di Bircenna in nome
 a te vien...
 PIRRO
                      Che insolenza! (A Bircenna con ira)
 CINEA
 Non m’ingannai. (Piano a Pirro)
 PIRRO
                                   Qui grave affar di regno (A Bircenna)
 m’occupa. Agio avrai tosto
630di espormi i sensi tuoi.
 BIRCENNA
                                             Come a te piace. (Si ritira come sopra)
 (Per poco ancor soffre Bircenna e tace).
 PIRRO
 A l’amor mio di Roma (A Fabbricio)
 non cal né di sue leggi. Il tuo mi basta
 consenso e quel di Sestia.
 FABBRICIO
                                                 A chi gli è servo
635così parli chi è re.
 PIRRO
                                   Né a suo talento (Fiero)
 può dispor di sua preda un vincitore?
 FABBRICIO
 Un tiranno il potria. Pirro ha virtute.
 PIRRO
 E amore ancor che più di quello è forte. (Bircenna pur si avanza)
 Sestia, che è spoglia mia, siami in consorte.
 BIRCENNA
640Sestia in consorte? Il grande affar di regno,
 che t’occupa, è cotesto?
 PIRRO
                                             Olà.
 BIRCENNA
                                                        No, Pirro.
 Tu obblii la fede. Io la ragion sostengo
 per Glaucia e per Bircenna.
 Sovvengati. Le nozze
645segnasti e le hai giurate. Ella tua sposa
 sciolse dal patrio lido. Atra procella
 in queste la gittò spiagge, ove a pena
 prender terra poté. Pochi salvarsi
 de’ suoi. Quasi il naufragio invidia a tanti
650miseri che perir, sì le dà pena
 il saperti infedel. Pirro, che alfine
 tu le renda ragion, sospira e chiede.
 Guardisi da l’oltraggio
 d’un rifiuto il tuo cor. Quell’alma fiera,
655anche in mezzo al tuo campo, ai lauri tuoi,
 sapria farti tremar. Furie di donna
 esser ponno funeste anco agli eroi.
 
    Pirro sei ma un altro Pirro,
 re qual tu, fu invitto e forte
660ma spergiuro; e in lui di morte
 si punì l’infedeltà.
 
    Frigia schiava a lui trar piacque,
 qual tu amante, al patrio lido;
 ma in suo mal divenne infido
665a una regia achea beltà.
 
 SCENA III
 
 PIRRO, FABBRICIO e CINEA
 
 PIRRO
 Inopportuno incontro! (Da sé)
 CINEA
 Che ne dirà l’austero
 Fabbricio? (Da sé)
 FABBRICIO
                        O dei! Nel grande,
 nel magnanimo Pirro,
670sensi di lui sì indegni?
 Per cieco e vano amor perder gli amici?
 Tradir sé stesso? Ah! Quanto di tua gloria
 duolmi e di tua virtù! Di’esserne io stato
 testimon, ne ho rossor. Che dirò a Roma
675di te? Che al mio Senato?
 Elefanti e falangi in nostro danno
 vengan pure, te duce. Ai gran trionfi
 forza non sempre basta.
 Li precorre il buon nome
680e ne appiana le vie. Tu vincer forte,
 dopo gli altri, te stesso
 non sai. Tu in abbandono
 ti lasci a’ fiacchi affetti.
 Seguili pur. Corri a vergogna e danno.
685Tradisci la tua gloria.
 Deturpa i tuoi trofei.
 Quel Pirro, ch’io credea, no, più non sei.
 
 SCENA IV
 
 PIRRO e CINEA
 
 PIRRO
 Eh! Seguane che vuol; sien di Bircenna
 i rimproveri giusti,
690sien del roman saggi i consigli, ho troppo
 fisso nel core il fatal dardo. Astretto
 da insuperabil forza
 sono ad amar.
 CINEA
                             Non s’ama,
 quando amar non si vuol.
 PIRRO
                                                 Cinea, che tosto
695farai quella al suo [illeggibile] rieda quella al suo Illirio
 e che intenda esser vano
 recar querele e minacciar vendette.
 CINEA
 Io più mi guarderei da donna irata.
 PIRRO
 Parli a Sestia il mio core e ’l suo si ascolti.
 CINEA
700Ti cimenti a ripulse.
 PIRRO
 Femmina per costume ama grandezza;
 e man non si disprezza
 che, potendo oltraggiar, porge un diadema.
 Sestia è schiava. Io son re. M’ami o mi tema.
 
705   Non dirmi ingiusto e rio.
 Ingiusto è l’idol mio;
 crudele è la beltà che tal mi rende.
 
    Con placid’acque e chiare,
 andria quel fiume al mare;
710ma v’entra di repente
 un torbido torrente
 che il corso ne sconvoglie e ’l bel ne offende.
 
 SCENA V
 
 CINEA
 
 CINEA
 Numidico lione, ircana tigre
 meglio a frenar torrei che i giovanili
715caldi affetti di un re. Quanto diverso
 Pirro è da sé! Fuor di sentier lo porta
 sregolato disio di falso bene
 che costar gli potrebbe, anche ottenuto,
 rischi onte, rimorsi, pentimenti e pene.
 
720   Giovani cori amanti,
 tanti sospiri e tanti
 perché in amor spargete prendete? spargete?
 Stolti! Un gran ben credete
 quello che ben non è.
 
725   S’ei fosse ben verace,
 gioia darebbe e pace
 e tante angosce e cure
 non porteria con sé.
 
 Doppio viale delizioso, che va a terminare con doppia spalliera di ara vasi di aranzi e di fiori, che va a terminare in giardino.
 
 SCENA VI
 
 SESTIA
 
 SESTIA
 Volgo il piè, giro il guardo A foggia di cantata
730e non trovo e non veggio
 chi mi strisciò qual lampo
 sugli occhi e ne sparì. Caro Volusio,
 o tu de’ voti miei
 dopo Roma il più illustre,
735volgo il piè, giro il guardo, ah! dove sei?
 
    Del suo amoroso fedel custode Aria boschereccia
 va ancora in traccia smarrita agnella;
 guarda, geme e alcun non ode
 che risponda al suo dolore.
 
740   Sale or rupe, or corre in selva.
 Ma qual pro? Su quel meschino
 forse atroce ingorda belva
 satollò fame e furore.
 
 SCENA VII
 
 FABBRICIO e SESTIA e poi TURIO
 
 FABBRICIO
 Figlia...
 SESTIA
                 Ah O Signor, quel tuo turbato sì fosco aspetto
745casi infausti mi annuncia.
 FABBRICIO
 Se non infausti, perigliosi. In breve
 tutto saprai.
 SESTIA
                          Penoso indugio!
 FABBRICIO
                                                          Il soffri,
 sinché Turio qui ascolti [illeggibile]. Egli a me viene.
 Grave esser dee l’arcano
 per cui mi chiede in sì solinga [illeggibile].
 SESTIA
 Non lunge intanto a questi muti orrori
750de’ miei ragionerò miseri amori. (Ritirasi e va a passeggiar pel giardino)
 TURIO
 Al legato roman Turio i suoi reca
 ossequiosi omaggi.
 FABBRICIO
 Che mi chiedi in tuo pro?
 TURIO
                                                  Silenzio e fede.
 FABBRICIO
 Parla e nulla temer.
 TURIO
                                       Quanto amor possa
755di libertà, Roma al tuo cor lo dica.
 Tema di servil giogo ardir ne diede
 a pugnar contra voi. Vinti, non domi,
 cercammo in Pirro un difensor. Ma Pirro
 fatto è ’l nostro tiranno.
760Patti obblia, cambia leggi, annulla riti;
 e infin [illeggibile] ne toglie sasacrifici e numi.
 Come più sofferirlo?
 Si corregga l’error. Roma ne accolga
 sotto l’aquile sue. Per me ten porge
765preghi un popolo intero.
 Sotto il dolce suo impero
 respirerem sicura
 e onesta libertà. Merto a ottenerla
 ne faccia il tor di vita il vostro, in Pirro,
770formidabil nemico.
 Letal velen gli darà morte. È pronta
 tazza e ministro. Omai
 vendichi Pirro esangue
 l’onte comuni. Assai
775noi di pianto versammo e voi di sangue.
 FABBRICIO
 Turio, non è in un solo
 l’arbitrio del Senato. Egli è la mente
 dei consigli e de l’opre.
 Fa’ che un foglio assicuri
780la fede, i voti e le promesse. Il nome
 vi soscrivano teco
 i duumviri, i capi
 de le decurie e gli altri magistrati.
 In mia man poi lo fida.
 TURIO
785Tanto farem; né tua virtù concede
 dubitar di tua fede.
 
 SCENA VIII
 
 FABBRICIO e poi SESTIA
 
 FABBRICIO
 Quai malefici influssi
 volgono in questo ciel! Qui fede in bando.
 Qui ragione in dispregio.
790Qui giustizia in obblio. Scorgo anche inciampi
 per l’istessa innocenza. Or m’odi, o figlia. Or m’odi, o figlia.
 SESTIA
 Attenta. Che fia? E Che fia?
 FABBRICIO
                                                     Chi mai pensato
 l’avrebbe?
 SESTIA
                       E che?
 FABBRICIO
                                      Sotto nemiche spoglie
 Volusio...
 SESTIA
                    (L’idol mio).
 FABBRICIO
795Sta nel campo di Pirro.
 SESTIA
                                             Anche a’ miei lumi
 poc’anzi egli si offerse;
 ma ne sparì qual ombra.
 FABBRICIO
 Io ’l vidi. Io ’l ravvisai
 tra’ reali custodi.
 SESTIA
800Qual disio? Qual pensier...
 FABBRICIO
                                                   Siasi qual voglia,
 tutto è indegno di lui.
 SESTIA
                                          Gli favellasti?
 FABBRICIO
 No; ma con torvo sguardo
 gli minacciai l’ire di Roma e mie.
 SESTIA
 Forse volge gran cose...
 FABBRICIO
805Qui Inique o perigliose.
 SESTIA
 La sua virtù...
 FABBRICIO
                            Qui veggo
 non virtù ma furore.
 SESTIA
 L’affetto amor...
 FABBRICIO
                                Non più. Torni Volusio al Tebro.
 Da te n’esca il comando e, s’ei ti opponga
810o timori di amante
 o trofei di guerriero,
 tu assicura il suo amor; ma che coltivi
 altri allori a la chioma
 e gli dirai che basta un Muzio a Roma.
 
815   Era meglio in dura sorte
 sospirar per la sua morte
 che tremar per la sua gloria.
 
    Se Senno regga il suo valore
 né gli faccia o sdegno o amore
820deturpar la sua memoria.
 
 SCENA IX
 
 SESTIA e poi VOLUSIO
 
 SESTIA
 Teme il padre a ragion. Nel campo ostile
 a che ascoso e furtivo?... (Vede Volusio)
 VOLUSIO
 (Secondate i miei sforzi, o dei quiriti). (Da sé)
 SESTIA
 (Non m’inganno. Egli è desso). (Da sé)
 VOLUSIO
825Qui Sestia. Ahimè! (In atto di partirsene)
 SESTIA
                                       Tanto, Volusio, temi (Lo ferma)
 l’aspetto mio? Tu me fuggir? Che debbo
 creder di te? Deposto,
 non men che l’armi, hai ’l cor romano? Oh! Fossi,
 qual ti piansi, anzi estinto.
 VOLUSIO
830Più giustizia mi renda,
 Sestia, il tuo cor.
 SESTIA
                                 Ti giudico e condanno,
 non da quel che già fosti
 ma da quel che ora sei.
 VOLUSIO
                                             Pochi momenti
 ti renderanno del tuo error più accorta.
 SESTIA
835Trarmi d’affanno or puoi. Dimmi che pensi.
 VOLUSIO
 In comun bene un memorabil colpo.
 Un colpo, sì; ma tu v’opponi inciampo
 SESTIA
 Io? Mal ti opponi. A rischio
 comun ti aggrada? Seguirò i tuoi passi.
 Colpo osar che t’illustri?
 Seconderò il tuo braccio. Oprar le forti
 cose e soffrirle posso anch’io. Volusio.
 SESTIA
 Deh! Se ancor m’ami e vuoi ch’io ’l creda, a parte
 chiamami di tua gloria. Anch’io, Volusio,
 le forti cose oprar posso e soffrirle.
 VOLUSIO
 Tu gran parte ne avrai, né di Volusio
 andrà il nome a l’età dal tuo disgiunto.
 SESTIA
 Da la tua fede io [illeggibile] attende[illeggibile] Ben tutt’altro da te Sestia attendea
 che un silenzio oltraggioso.
 VOLUSIO
840Si compiaccia al tuo amor. V’ha chi ne ascolti? (Guarda intorno)
 SESTIA
 Siam soli. Benché schiava,
 mi si lascia in custodia a la mia fede,
 favor che deggio a Pirro.
 VOLUSIO
 A Pirro? Ah! Tu ’l nomasti. In lui cadranno
845la vittima l l’ire vendicatrici;
 né qui mi fuggirà, se a me non manco,
 la vittima che errai.
 SESTIA
                                       Da l’opra audace
 qual vantaggio ne speri?
 VOLUSIO
 Da un fier nemico e da un tiranno amante
850liberar Sestia e Roma.
 SESTIA
 Perder tu vuoi più tosto
 Roma, Sestia e te stesso.
 Su via. Pirro si uccida. E poi? Di pace
 rifioriran gli ulivi?
855Sciolti andranno i cattivi?
 Io libera, tu salvo,
 le belle rivedrem spon rive del Tebro?
 No. L’ira più feroci
 darà l’armi a l’Epiro. Il roman sangue
860bagnerà i nostri ceppi,
 misto col mio. Ma no, Volusio. Il meno,
 che qui tema, è per me. Veggo il tuo rischio.
 Veggo quello del padre. Or va’. Per cieca
 cupidigia di gloria un colpo tenta
865oltraggioso a la patria, a noi funesto.
 Ma non sperar che questo
 tra gli Scevoli possa e i Deci eroi
 la memoria eternar dei fasti tuoi.
 VOLUSIO
 Sestia, fra’ tuoi spaventi
870Pirro ah! tu non rammenti? A lui tu Altra a lui credi
 SESTIA
 Pirro
 VOLUSIO
 A lui dover credi altra mercede. Altra forse dover mercede.
 SESTIA
 Che dir vorresti?
 VOLUSIO
                                  Un re che t’offre amante...
 SESTIA
 Oltre non dir. Già lo comprendo. Il fiero
 ardir, che qui ti guida,
875anzi da un cor geloso
 parte che generoso.
 Arrossisci del torto
 fatto a la tua virtù, fatto a la mia.
 VOLUSIO
 Ma Pirro...
 SESTIA
                       Ei né lusinghe ha né minacce,
880onde s’abbia a sedur nel cor di Sestia
 il dover e l’amor. Va’. Riedi Tu riedi al Tebro.
 VOLUSIO
 E che? Vorrai tormi l’onor?...
 SESTIA
                                                       Sì. Il voglio.
 VOLUSIO
 Ma lasciarti in balia...
 SESTIA
 Forte più ch’altro è la costanza mia.
 VOLUSIO
885Soffri che almeno spettator ne resti.
 SESTIA
 No. Tu il rischio di Sestia esser potresti.
 VOLUSIO
 
    Dicesti: «Voglio».
 Sospiro e parto.
 Basta così.
 
890   Sola qui resti.
 Ah! Tu potresti
 del rio comando
 pentirti un dì. (Volusio, veduto Pirro, passa all’altro viale e torna di nuovo verso di Sestia)
 
 SCENA X
 
 SESTIA, PIRRO e VOLUSIO
 
 SESTIA
 (Partì a tempo. Ecco Pirro).
 PIRRO
895(Amor di re parli una volta e vinca). (In lontano)
 VOLUSIO
 Soffri... (A Sestia)
 SESTIA
                  Ahimè! Son perduta.
 VOLUSIO
 Veder Pirro e lasciarti? Io nol potei.
 SESTIA
 Nulla osar.
 VOLUSIO
                       Nulla ei tenti. (Si ritira alquanto)
 SESTIA
 O perigli! O tormenti! (Pirro, dando un’occhiata a Volusio che in atto riverente ritirasi alquanti passi, si avanza verso di Sestia)
 PIRRO
900Spiega, o Sestia, oltre l’uso
 dolor, ne’ tuoi begli occhi, atre divise.
 Senza g acerba grave cagion non sei sì mesta
 e colui ne fu forse il nuncio infausto. (Mostrando Volusio)
 SESTIA
 (Che gli dirò?) Nol niego,
905signor. D’amara angoscia il cor sta oppresso.
 Volusio, a cui, se avversi
 fati non si opponean, sarei già sposa,
 nel passato conflitto
 cadde da forte eroe. Ragion faceagli in dirlo
910quell’uom guerrier che ne la pugna il vide.
 VOLUSIO
 E le dicea che su Megacle al pari
 di feroce lion scagliarsi il vidi
 e con più colpi al suolo
 stenderlo, in lui credendo
915di più nobil trionfo ornar sua fama.
 PIRRO
 Che Volusio sia estinto,
 Sestia, più non ti dolga.
 SESTIA
                                              Ah! L’ho presente
 troppo nel core e troppo, o dio!, negli occhi.
 VOLUSIO
 E troppo è fresca la memoria acerba.
 PIRRO
920L’amor mio risarcisce
 con usura i tuoi danni.
 SESTIA
 Soffrirli con virtù mi fa conforto.
 VOLUSIO
 E rimedio, che affligga, accresce i mali.
 PIRRO
 Altra gloria è per te l’esser consorte
925di chi vanta in retaggio impero e trono,
 che di chi mendicando
 va un precario comando.
 VOLUSIO
 I beni han più il lor prezzo
 da l’idea che ne abbiam che da sé stessi.
 PIRRO
930Costui...
 SESTIA
                   Fa’ ch’egli taccia e a me si lasci
 il risponder a Pirro. (Pirro volgesi con ira verso Volusio, il quale mostra di rispettarne il comando e torna a ritirarsi alquanti passi in lontano. Escono intanto d’un viale Turio e Bircenna, seguiti da un soldato armato d’arco e di dardo)
 
 SCENA XI
 
 TURIO e BIRCENNA in lontano e i suddetti
 
 TURIO
 Eccoti il [illeggibile] suo uccisore. (A Bircenna in lontano)
 BIRCENNA
                                                                Ma Il cenno attenda. (A Turio. Turio e ’l soldato passano all’opposto viale, ponendosi quivi in agguato. Bircenna si va avanzando verso Pirro)
 PIRRO
 Rispondi or [illeggibile] Or rispondi ma, Sestia,
 non mi oppor roman fasto e leggi austere.
 BIRCENNA
 SESTIA
935Ti opporrò quella fede
 che a Bircenna giurasti.
 PIRRO
 Eh! Pensier non ti prenda
 d’un già sciolto imeneo. Vanti alta stirpe,
 che mi cal di Bircenna regal sangue, alma invitta, io non la curo.
940Ella torni al suo Illirio. Ella...
 BIRCENNA
                                                      Ella Sì, Pirro,
 ella vi tornerà.
 PIRRO
                              Che? Non partisti?
 BIRCENNA
 Ma di quel che ti pensi,
 forse vi tornerà meno infelice.
 Deh! Prendati, o signor, di te pietade,
945se non di lei. Glaucilla
 ten prega e qual ti parli
 la vergine real, da me l’ascolta...
 PIRRO
 Vane foran le accuse.
 Risparmiarle già puoi. Nozze fra l’armi
950stabilite era lieve
 che discordia sciogliesse.
 Non si ostini Bircenna
 in un’idea d’orgoglio
 più che d’amor. Per Pirro
955abbia sprezzo, abbia obblio.
 Cangi anch’ella il suo core e imiti il mio.
 VOLUSIO
 Colà tendonsi insidie.
 Che fia? (Riguardando da [illeggibile] verso l’opposto viale)
 BIRCENNA
                    Più che del dovere
 feci, o Pirro, per te. Rimanti pure
960con la tua Sestia. A lei
 corrono i voti tuoi, vanno i tuoi sguardi.
 Nulla di me ti cal, nulla di quella
 per cui prego e minaccio. Addio. Al tuo fato,
 perfido, t’abbandono poiché ’l vuoi, t’abbandono.
965Fra poco, o re, meglio saprai qual sono.
 
   No, che de’ tuoi spergiuri, (A Pirro)
 perfido, non godrai.
 Né tu ’l diletto avrai, (A Sestia)
 che un re ti sia fedel.
 
970   Ne l’ire mie pur sento (A Pirro)
 qualche pietà per te. (Affettuosa)
 Rendi a chi dei la fé.
 Ma tu mi vuoi crudel. (Fiera)
 
 PIRRO
 Che impertinenza! Che orgoglio!
 PIRRO
 Che superbia di donna!
 BIRCENNA
975Olà. Morte a l’iniquo.
 VOLUSIO
                                          Io lo difendo. (Bircenna nell’atto di partire dà il cenno al soldato di vibrare il colpo. Questi ubbidisce. Volusio, che vi sta attento, vi oppone a tempo lo scudo e salva Pirro)
 SESTIA
 Guardati.
 PIRRO
                     Quali insidie!
 BIRCENNA
 Avversi numi! Pirro,
 non sempre al fianco il difensore avrai. (Parte)
 VOLUSIO
 Pirro, a ucciderti venni e ti salvai. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 PIRRO e SESTIA
 
 SESTIA
980(Il mio Volusio difensor di Pirro?
 Che O magnanimo cor!)
 PIRRO
                                               Quanti ad un tempo
 tradimenti e perigli!
 Tanto vil donna? E tanto
 plebeo soldato? Eh! No. Meglio apro gli occhi.
985In colei la superba
 Bircenna io scorgo e in questo?...
 «Pirro, a ucciderti venni e ti salvai».
 Salvarmi a un tempo e minacciar? Far quello
 un può de’ miei macedoni. Dir questo
990uno sol può de’ tuoi romani. Ah! Sestia,
 Sestia, tu ’l sai. Tu ancora mi tradisci.
 SESTIA
 Io?
 PIRRO
          Nol negar. Già ti condanna il volto.
 Sestia, tu ’l sai. Tu ancora mi tradisci.
 Quegli era il tuo Volusio; e la mia morte
 qui con lui consigliasti. O iniqua! O ingrata!
 SESTIA
995Dimmi ingrata, hai ragion, se è sconoscenza
 il non poterti amar. Ma iniqua, a torto
 mi chiami. È ver. Quegli è Volusio. Il trasse
 qui amor ma ti difese e ti diè vita.
 PIRRO
 Per ritormela ei stesso. Egli l’onore
1000ne invidiò ad altro braccio.
 Al suo lo riser Ma grazie al ciel; r
 Al suo lo riserbava, a te il dovea.
 Ma grazie al ciel rotta è la trama. Invano
 tenterà di fuggirmi.
 A te ricondurrollo. Avrò, spietata,
1005con che farti tremar. L’alma disponi;
 e non più t’ostinar che nol consente
 l’amor di Pirro e ’l tuo destin presente.
 
 SCENA XIII
 
 SESTIA e poi VOLUSIO
 
 SESTIA
 Sestia, invan ti fai core
 per parer forte. Chi salvar da Pirro
1010può l’idol mio? Voi soli,
 dei di Roma, il potete.
 VOLUSIO
                                           E tu con essi.
 SESTIA
 Volusio, ah! che facesti?
 VOLUSIO
 Ciò che virtù mi chiese.
 SESTIA
 Ma te stesso perdesti.
 VOLUSIO
1015No, se tu ancor mi segui.
 SESTIA
                                                E dove?
 VOLUSIO
                                                                 Al Tebro.
 SESTIA
 Ogni scampo n’è chiuso in terra ostile.
 VOLUSIO
 Turio, che vuol di Roma
 il favor meritar, n’apre la strada.
 SESTIA
 E ben. Vanne e ti salva.
 VOLUSIO
1020Senza te?
 SESTIA
                     Me non preme
 quello che te minaccia ultimo fato.
 VOLUSIO
 Te Di peggio minaccia a te sovrasta
 l’amor di Pirro da Pirro amante.
 SESTIA
                                                             Io morir posso.
 VOLUSIO
                                                                                           E posso [illeggibile]
 morire anch’io.
 
 SCENA XIV
 
 TURIO e i suddetti
 
 TURIO
                               Se in vani
1025contrasti anco indugiate,
 vana è la mia pietà. Sestia, convienti
 o fuggir con Volusio
 o vederlo perir. Se tu rimani,
 non ho il frutto de l’opra. Il cor di Pirro
1030a Bircenna si dee, tu gliel lo ritieni.
 La tua fuga gliel renda;
 e Glaucilla, a cui servo, a me fia grata.
 VOLUSIO
 Sestia, ancor tu ripugni? Addio, crudele.
 Vado incontro ai custodi e sfido morte.
 SESTIA
1035Senti. Che dirà il padre?
 TURIO
 Ne approverà la fuga.
 Questo sia mio pensier. La via che guida
 fuor de le mura è quella. Ivi ne siegui
 tu a lento passo per non dar sospetto.
 SESTIA
1040Amor, vincesti. Il cor mi batte in petto.
 
    Zelo vuol ch’io serbi a Roma
 un eroe nel caro amante.
 Ma chi mai lo crederà?
 
    Non è zelo del tuo core,
 egli è amore ognun dirà.
 
    Zelo vuol ch’io serbi a Roma
 un eroe nel fiero degno caro amante.
 Zelo il dissi e ’l cor tremante
 vuol ch’io taccia e ’l dice amore.
 
1045   Ma sia questo amore o zelo,
 purché viva il mio diletto,
 in lui serve un casto affetto
 a la patria ed al mio core. (Ovvero)
 
 Quel voler sbandir dal petto da un’alma
1050ogni senso ed ogni affetto
 è letargo e sembra calma,
 stupidezza e non valore.
 
 Ballo di maschere de pulcinelli e de’ covielli.
 
 Fine dell’atto secondo